Era in quest’immensa arena di Pompei che si concludeva, spesso tragicamente, la vita degli attori della morte che erano i gladiatori. Siamo sull’estremo lato est della città, dove sorge un immenso anfiteatro, il più antico e meglio conservato fra quelli giunti sino a noi. I romani, è noto, avevano una passione sfrenata per gli spettacoli, soprattutto quelli gladiatori. E Pompei non sfuggiva certo a questa regola. Il monumento fu fatto costruire, a loro spese, intorno al 70 a.C. da Caio Quinzio Valgo e Marco Porcio, due magistrati che già, anni prima, avevano donato alla cittadinanza il Teatro Piccolo.
Una dimostrazione di quanto influisse sull’opinione pubblica l’offerta di spettacolo, che doveva garantire proventi ben importanti, se si pensi alla spesa necessaria a costruire un anfiteatro simile, capace di contenere 20.000 spettatori, Tutta la cavea poteva essere ricoperta da un immenso velarium, che proteggeva dal sole e dalla pioggia gli spettatori. Gli spettacoli consistevano soprattutto in scontri fra gladiatori, mentre la mancanza di sotterranei, fa pensare che avessero meno spazio i combattimenti con le belve feroci, che necessitavano di complicati apparati per il loro svolgimento.
I gladiatori erano scelti fra gli schiavi e i prigionieri di guerra, e addestrati perfettamente alle piccole battaglie che dovevano sostenere, sotto l’incitamento eccitato di migliaia di spettatori. E, fra questi, numerosissime donne, che impazzivano per questi uomini rudi e che, per evitare ovvie e pericolose promiscuità, erano solitamente fatte sedere negli ordini più alti dell’immensa cavea.
Regia: Gigi Oliviero (gigi.oliviero3@gmail.com)
Riprese: Luca Oliviero
Voce: Claudio Capone
Montaggio: Valter Cappucci
Visita il sito: www.gigioliviero.it